RETE A DIFESA DELLE FONTI D’ACQUA
DEL MEZZOGIORNO D’ITALIA
BARI, 07 ottobre 2017
Casa dei Missionari Comboniani Via Giulio Petroni,101, Bari
CARTA DI BARI
PER LA DIFESA DELLE
FONTI D’ACQUA
del Mezzogiorno d’Italia
Bari, 7 ottobre
2017
Noi tutti, aderenti alla Rete per la Difesa delle Fonti d’Acqua del Mezzogiorno d’Italia,
DICHIARIAMO
che il riconoscimento concreto del diritto
all'acqua è un obiettivo imprescindibile del presente e del prossimo
futuro. E siamo determinati a perseguirlo.
PREMESSO
che nel luglio
del 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite adotta la Risoluzione 64/92,
che riconosce l’accesso
a un’acqua sicura
e pulita e all'igiene come diritto umano.
La Risoluzione è stata approvata
con 122 voti favorevoli, nessun
contrario e 41 astenuti. Tra i Paesi che hanno approvato la decisione, troviamo
essenzialmente i Paesi impoveriti. Gli astenuti, invece,
sono la maggior parte dei Paesi geograficamente europei o politicamente affini, nonché Paesi
di indubbio rilievo economico e politico su scala internazionale quali gli Stati Uniti, il Canada, il Regno Unito e il Giappone, tutti
componenti del G7.
Riconoscere concretamente il diritto all'acqua,
senza il sostegno dei Paesi che esercitano
una grande influenza
sul piano globale,
appare assai arduo.
Nel corso del 2013 la terza Commissione delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità un documento da sottoporre all'Assemblea Generale
per riaffermare la Risoluzione del 2010, e l’Agenda degli Obiettivi sostenibili post 2015 che programma la concretizzazione del diritto umano
all'acqua e ai servizi igienico-
sanitari.
In Italia, nel 2011 il referendum popolare
ha sancito l’eliminazione dell’obbligo di gestione
del servizio idrico tramite
società per azioni
riaprendo la strada
alle gestioni pubbliche, per consentire il primo passo verso il riconoscimento e il rispetto
del diritto umano all'acqua. Tuttavia, il Governo nazionale, il Parlamento italiano
e l’AEEGSI, non curanti dell’esito delle consultazioni, non solo non hanno avviato alcun processo di ripubblicizzazione, ma hanno legiferato e approvato atti che confermano e rafforzano la finanziarizzazione e la privatizzazione del servizio idrico
integrato. Le norme
prodotte contraddicono la volontà
democraticamente espressa e favoriscono gli interessi delle lobby.
Le Corporation internazionali hanno pianificato l’accaparramento delle gestioni idriche
mettendo in campo una strategia, che prevede in via prioritaria il controllo delle fonti d’acqua.
Con l’attacco alle fonti d’acqua,
occupate con l’acquiescenza o il favore
della politica locale
e nazionale, le Corporation si garantiscono la gestione del rubinetto principale, grandi profitti e controllo dei territori, a fronte di un impegno
minimo e nessun rischio. Ma vi è di più! La disponibilità d’acqua è condizionata con un crescendo
di soluzione di produzione energetica
non compatibili, come la costruzioni
di grandi dighe o le perforazioni petroliere e per la geotermia, che intaccano o mettono in pericolo le falde idriche.
Nel Centro-Sud Italia,
nel distretto appenninico, è in atto un processo
di aggregazione graduale
per costruire la più grande privatizzazione d’Europa. Percorsi analoghi
sono in corso nel resto del Paese.
Noi non possiamo restare a guardare e siamo determinati a difendere con ogni mezzo democratico la sovranità popolare sulla quale si fonda la nostra Costituzione e il diritto umano all'acqua, a mettere in campo
tutte le azioni
di resistenza pacifica
e attiva a difesa delle nostre fonti d’acqua.
Pertanto,
CHIEDIAMO
All’Organizzazione delle
Nazioni Unite: di proporre
agli Stati di deliberare all'unanimità la conferma della Risoluzione per il riconoscimento del diritto umano all'acqua e le consequenziali azioni
concrete, ivi inclusa l’introduzione del principio in Costituzione.
Alla Commissione europea: di rispondere alle richieste fatte con l’ICE e dare seguito alla delibera del Parlamento europeo sull'acqua pubblica; riconoscere concretamente il diritto umano all'acqua riformulando i principi che regolano la copertura dei costi del servizio idrico superando il full cost recovery (la copertura totale degli oneri in tariffa), nonché l’idea che l’acqua abbia un prezzo come i beni del mercato.
Alla Commissione europea: di rispondere alle richieste fatte con l’ICE e dare seguito alla delibera del Parlamento europeo sull'acqua pubblica; riconoscere concretamente il diritto umano all'acqua riformulando i principi che regolano la copertura dei costi del servizio idrico superando il full cost recovery (la copertura totale degli oneri in tariffa), nonché l’idea che l’acqua abbia un prezzo come i beni del mercato.
Al Governo e al Parlamento italiano
di agire per la nazionalizzazione delle gestioni del ciclo integrato delle acque ex art. 43 della Costituzione della
Repubblica italiana.
In particolare, di approvare una legislazione: che favorisca la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato privilegiando le gestioni locali e l’impegno delle comunità; che superi il full recovery cost ponendo gli oneri per il riconoscimento del diritto all'acqua
in proporzione alla capacità contributiva; che garantisca che la gestione
di tutte le fonti d’acqua sia pubblica
e sotto il controllo delle comunità locali; che finanzi
la ristrutturazione e la creazione
di reti idriche, per garantire
una gestione strutturalmente adeguata della preziosa
risorsa; che sottragga
la gestione idrica
alle competenza dell’Autorità regolatrice del mercato
riassegnando le funzioni
al Ministero dell’Ambiente; che crei una Rete di Protezione Civile
dell’Acqua, che garantisca strutturalmente il riconoscimento del diritto anche in caso delle emergenze; che preveda la revoca delle concessioni delle acque minerali
e ne garantisca un uso sostenibile; che vari una politica energetica sostenibile e attenta
alle risorse idriche.
Alle Regioni d’Italia
di pianificare il servizio idrico
integrato favorendo e sostenendo le ripubblicizzazioni e la creazione
di gestioni pubbliche. Di deliberare la gestione pubblica
delle fonti d’acqua ivi incluse
quelle assunte dalle imprese private nazionali e multinazionali assegnandole agli Enti locali
e alle comunità. Di disciplinare le concessioni delle fonti d’acqua
minerale disponendone la cessazione di quelle affidate ai privati e prevedendone l’affidamento alle comunità compatibilmente con il loro uso sostenibile.
Agli Enti Locali
di agire per la ripubblicizzazione del servizio idrico
integrato opponendosi a ogni forma di speculazione. Di acquisire e gestire le fonti d’acqua
insieme alle comunità
locali.
Ai cittadini di buona volontà di attivarsi con ogni azione di resistenza
e pressione democratica, per ottenere il rispetto dell’esito del referendum del 2011, la riappropriazione delle fonti d’acqua, l’applicazione dei principi di partecipazione democratica recuperando un ruolo politico nel governo e nella gestione
del servizio idrico integrato e delle concessioni idriche.
Sono d'accordo con questo principio : l'acqua e la gestione delle reti idriche deve essere pubblica come risulta dal referendum del 2011 e dal buon senso.
RispondiEliminacarlomalvica@gmail.com