martedì 15 luglio 2014

Video. Tecniche di manipolazione: il Medioriente





Iniziamo oggi la pubblicazione di una serie di video e articoli con cui analizzeremo la situazione internazionale. 



Partiamo dal Medioriente



Qui il video


Tecniche di manipolazione: il Medioriente



Iniziamo oggi la pubblicazione di una serie di video e articoli con cui analizzeremo la situazione internazionale.  


Cercheremo di capire il perché vaste aree del mondo sono in guerra, quali sono le ragioni e le cause che hanno portato a questa instabilità e violenza.


Per fare questa analisi ci avvarremo dei documenti desegretati, ovvero di quei documenti che, grazie a processi e commissioni di inchiesta, sono oggi consultabili.


La nostra analisi partirà dall'aerea
 del mondo più instabile in questo momento: il Medioriente, area da cui è “sorto” anche il nuovo nemico: l’estremismo islamico. 




Questo il Video.







Questo l'articolo




Non ci sono segreti che il tempo non sveli
           Jean Racine, Britannicus, (1669)



Tecniche di manipolazione.
Parte I

Il Medioriente.

Premessa.

    1.    La guerra psicologica; 2. Operazioni psicologiche; 3. Obiettivo Medioriente.


1.  La guerra psicologica.

Iniziamo oggi una serie di articoli e video con cui analizzeremo la situazione internazionale.  

Cercheremo di capire il perché vaste aree del mondo sono in guerra, quali sono le ragioni e le cause che hanno portato a questa instabilità e violenza.

Per fare questa analisi ci avvarremo dei documenti desegretati, ovvero di quei documenti che, grazie a processi e commissioni di inchiesta, sono oggi consultabili.

Iniziamo subito con il dire che l’esame di questi documenti ci racconta di una guerra occulta e combattuta a livello mondiale sin da prima della fine della seconda guerra mondiale. Non di una guerra convenzionale - con l’invio esercito ed aviazione per intenderci - ma della più atroce delle guerre, la guerra psicologica, le cui armi: 

               “... fanno più vittime innocenti di qualsiasi guerra convenzionale».[1]  

Infatti, gli effetti delle Operazioni psicologiche (Psyops) non solo possono causare milioni di morti, ma causano affezioni psichiche in grado di condizionare intere generazioni.

Ho evidenziato nel mio libro Psyops quali siano i principi posti a fondamento di questa terribile “guerra”, evidenziandone i tre capisaldi principali:

1) propaganda;
2) operazioni psicologiche;
3) personale straniero di rinforzo.

 Ho esaminato gli effetti devastanti ed atroci delle operazioni di guerra psicologica condotte in Italia per 70 anni: quali obiettivi avessero  e quali tragiche conseguenze, invece, abbiano prodotto; come abbiano influito sulla vita politica, economica e culturale del nostro paese; ecc.


                                          
Per ordinare il libro clicca qui

Ora ampliamo la nostra analisi e cerchiamo di capire, grazie ai documenti oggi consultabili, come questa guerra - la guerra psicologica - sia stata combattuta in altre zone del mondo, quali obiettivi avesse e cosa abbia prodotto.

La nostra analisi partirà dall’aerea del mondo più instabile in questo momento: il Medioriente, area da cui è “sorto” anche il nuovo nemico: l’estremismo islamico

In questi giorni forze jihadiste dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) marciano alla conquista dell’Iraq lasciandosi dietro un fiume di sangue e compiendo esecuzioni sommarie, mentre 500 mila persone stanno cercando disperatamente di fuggire da quell'orrore.

Obama, dopo aver preso in considerazione la possibilità di inviare nuovamente truppe in Iraq, in una discorso tenuto alla Casa Bianca il 19 giugno 2014 (http://temi.repubblica.it/limes/il-discorso-del-presidente-obama-sulla-situazione-in-iraq/63398)  ha escluso, per ora, tale intervento, evidenziando però:

- come sia importante impedire che questi gruppi estremisti continuino a crescere perché rappresentano un pericolo potenziale anche per la sicurezza dell’Europa e degli Stati Uniti;

- come il futuro dell’Iraq dipenda dagli iracheni: “Non possiamo farlo al posto loro”.

Ma è proprio così? 

Siamo sicuri che il futuro dell’Iraq dipenda e sia dipeso in passato dagli iracheni? 

E’ proprio così certo che gli Stati Uniti, che ora dichiarano di non volersi far coinvolgere nelle vicende di quel paese, non abbiano operato, sin dal dopoguerra, in maniera tale da essere considerati, nel migliore dei casi, corresponsabili di tale situazione?


2.  Operazione psicologiche

I documenti desegretati a nostra disposizione per quanto concerne l’Iraq, ma non solo, raccontano un’altra storia, e nei prossimi articoli e video prenderemo in esame la storia recente delle varie nazioni mediorientali alla luce di questi documenti. 

Ora, in premessa, analizziamo quando, come e perché il Medioriente si divenuto un “obiettivo” di operazioni psicologiche coperte. 

Nel mio libro Psyops ho evidenziato come la c.d. “guerra fredda” tra Stati Uniti ed Unione Sovietica sia iniziata prima ancora che finisse la seconda guerra mondiale, e come le bombe atomiche sul Giappone in realtà[2]non servirono a far “finire” la Seconda guerra mondiale ma a preparare la Terza... La Terza guerra mondiale, pensata dal presidente Truman e dai più esagitati generali americani, era diretta contro l’Unione Sovietica non tanto per ragioni militari, ma per ragioni politiche, ideologiche ed economiche legate allo sfruttamento della vittoria. L’attacco globale al comunismo – nuova rappresentazione del “Male” – poteva però essere concepito soltanto con il monopolio di un’arma di distruzione di massa, come aveva cercato di fare la Germania nazista con i propri studi sull’arma “assoluta”. L’impiego delle bombe atomiche sul Giappone servì a rendere palese nei confronti di avversari e alleati il nuovo status di superpotenza globale assunto dall’America, che dimostrava di essere l’unica ad avere sia la capacità tecnica sia la volontà politica di usare la bomba atomica».[3]

Dunque una guerra combattuta: “non tanto per ragioni militari, ma per ragioni politiche, ideologiche ed economiche legate allo sfruttamento della vittoria”.

Il pericolo comunista, infatti, non veniva temuto solo sotto l’aspetto di una possibile conquista militare del territorio ma anche, e soprattutto, sotto l’aspetto ideologico e l’arma migliore per combattere un pericolo ideologico, prima ancora che militare, è la guerra psicologica.

Così il 19 dicembre 1947 la direttiva top secret NCS-4a impartita dal National Security Council dava istruzioni alla Cia perché intraprendesse «operazioni psicologiche coperte» (PSYOPS) a supporto delle politiche anticomuniste degli Stati Uniti.

Nel 1948 la direttiva venne sostituita dalla NSC 10/2: «che autorizza la CIA a intraprendere operazioni politiche e paramilitari segrete,[4] ed in cui si specificava che le operazioni coperte dovevano essere: «pianificate e condotte in modo tale che la responsabilità del governo americano non risulti evidente alle persone non autorizzate e che, se scoperte, il governo degli Stati Uniti possa respingere in modo convincente qualsiasi implicazione».[5]

Il 4 aprile 1951, con una direttiva presidenziale di Truman, venne istituito lo Psychological Strategy Board (Psb) che - con un organismo composto dal sottosegretario di Stato, dal vice segretario della Difesa e dal direttore della Cia ed il cui programma di intervento abbracciava tutti i campi del pensiero umano - aveva come obiettivo: «Non solo contrastare il comunismo, ma anche spezzare in tutto il mondo gli schemi dottrinari di pensiero che forniscono una base intellettuale a dottrine ostili agli obiettivi americani».[6]

Venne così dichiarata una guerra, totale e senza limiti, al mondo - la guerra psicologica - che Eisenhower presentò con orgoglio nel corso di una conferenza stampa: 

«Nella guerra fredda, il nostro scopo non è sottomettere o conquistare con la forza un territorio. Il nostro scopo è più sottile, più pervasivo, più completo. Stiamo tentando, con mezzi pacifici, di fare in modo che il mondo creda alla verità. La verità è che gli americani vogliono un mondo di pace, un mondo in cui tutti abbiano l’opportunità della massima crescita individuale. I mezzi che impiegheremo per diffondere questa verità sono chiamati, di frequente, «psicologici». Non ci si inquieti per questo termine; è solo una parola di cinque sillabe.“Guerra psicologica”: è la battaglia per la conquista delle menti e la volontà degli uomini».[7]


3.  Obiettivo Medioriente.


Per quanto concerne le operazioni psicologiche condotte in Italia ho già parlato nel mio libro.

E per “contrastare il comunismo” e  “spezzare ... gli schemi dottrinari di pensiero che forniscono una base intellettuale a dottrine ostili agli obiettivi americani” in Medioriente, zona strategicamente fondamentale nella “nuova guerra” visto le sue risorse di petrolio ed idrocarburi, come decise di agire l’America? 

Purtroppo, “a causa del pragmatismo senza scrupoli di una certa tendenza americana disposta a tutto pur di raggiungere i propri scopi”[8] e che tanti problemi ha causato a molte nazioni del mondo, tra cui l’Italia[9]venne deciso che l’arma migliore per frenare il possibile contagio comunista dell’area, la cui ideologia è prevalentemente atea, fosse sviluppare un estremismo islamico. 

E’ sempre Eisenhower ad avere chiaro il progetto, che evidenzia in una conferenza tenuta il 7 settembre 1957: <<Il presidente sosteneva di voler promuovere l'idea di una jihad islamica che si opponesse al comunismo senza Dio. “Dovremo fare tutto il possibile per porre l'accento sull'aspetto di guerra santa” disse nel settembre del 1957 a una riunione alla Casa Bianca a cui partecipavano Frank Wisner, Forest Dulles, il sottosegretario di Stato per il medio oriente William Rountree e i membri dello stato maggiore>>.[10] 

Ma non solo. Foster Dulles propose di creare una task force segreta sotto i cui auspici la C.I.A. avrebbe fornito armi, denaro e intelligence americani a re Saud d'Arabia, a re Hussein di Giordania, al presidente del Libano Camille Chamoun e al presidente dell'Iraq Nuri Said”.[11]

Dunque, per impedire il contagio comunista in Medioriente gli Stati Uniti decisero di operare in due modi:

  1.  promuovere l’estremismo islamico e porre l’accento sulla guerra santa;

 2. corrompere e finanziare i vertici delle varie nazioni dell’area perché operassero secondo i desiderata americani: <<L’agenzia considerava ogni leader politico musulmano che non giurasse fedeltà agli Stati Uniti “un bersaglio legalmente autorizzato della politica della CIA” come ha scritto Arci Roosevelt, capo della stazione turca e cugino di Kim Roosevelt, lo zar della C.I.A. Medioriente>>.[12]
     
   Questa, dunque, la strategia americana per vaccinare il Medioriente da un possibile contagio comunista.

   Nei prossimi articoli e video analizzeremo come questa occulta folle, irresponsabile e cinica guerra sia stata condotta nei vari paesi di quell'area, quali obiettivi avesse e quali conseguenze abbia prodotto. Inizieremo dall'Iraq.
 




[1] Fabio Mini, Perché siamo così ipocriti sulla guerra. Un generale della NATO racconta, Chiarelettere editore, edizione digitale, maggio 2012, pg. 21.
[2] Oggi, sempre grazie alla desegretazione, sappiamo che la decisione di lanciare la bomba atomica sul paese del Sol Levante - e non sulla Germania o sull’Italia - venne presa già il 05 maggio del 1943 dalla Military Politicy Committee. Il 1 luglio 1946 il Pacific War Strategic Bombey Survey, concluse, poi, che la guerra sarebbe sicuramente terminata entro il 1945, e con tutta probabilità entro ottobre, anche senza l’atomica, senza minaccia di invasione e, addirittura, senza l’entrata in guerra contro il paese del Sol Levante dell’Unione Sovietica.United States Strategic Bombing Survey 1946. Rapporto strategico compilato da una commissione composta da oltre 1000 esperti e nominata dal segretario della guerra Stimson.
[3] Fabio Mini, 2012, pg. 11-13.
[4] William Colby, La mia vita nella CIA, Mursia, 1981, pg. 54.
[5] Final Report of the Select Committee to Study Governmental Operation with Respect to Intelligence Activities, United States Government Printing Office, Washington, 1976.
[6] Charles Burton Marshall a Walter J. Stoessel, 18 maggio 1953 (CDJ/DDE), Cfr. Frances Stonor Saunders, 2007, pg. 424.
[7] Dwight D. Eisenhower, cit. in Blanche Wiesen Cook, The Declassified Eisenhower: A Divided Legacy of Peace and Political Warfare, New York, Doubleday, 1981. In Frances Stonor Saunders, 2007, pg. 135.
[8] Nicola Tranfaglia con Anna Petrozzi, La colpa. Come e perché siamo arrivati alla notte della Repubblica, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2011, Milano.
[9] Accenniamo brevemente, visto che ne ho ampiamente parlato nel mio libro, a come gli americani, per sconfiggere il pericolo rosso, abbiano utilizzato in Italia la mafia, in Francia la malavita corsa ed  in Giappone  la Yakuza. 

[10] Memorandum di Goodpaster sulla conferenza con il presidente del 7 settembre 1957, DDEL (Dwight D. Eisennhower Presidential Library, Abilene KS). Cfr. Tim Weiner, CIA, Edizioni BUR,  Marzo 2010, Milano, pg. 134
[11] Ibidem
[12] Ibidem, pg. 133. Archie Roosevelt, For Lust of Knowing Memoirs of an Intelligence Officer, Little, Brown, Boston 1988, p. 444-448



Articolo. Tecniche di manipolazione: il Medioriente


Non ci sono segreti che il tempo non sveli
           Jean Racine, Britannicus, (1669)



Tecniche di manipolazione.
Parte I

Il Medioriente.

Premessa.



    1.    La guerra psicologica; 2. Operazioni psicologiche; 3. Obiettivo Medioriente.


1.  La guerra psicologica.

Iniziamo oggi una serie di articoli e video con cui analizzeremo la situazione internazionale.  

Cercheremo di capire il perché vaste aree del mondo sono in guerra, quali sono le ragioni e le cause che hanno portato a questa instabilità e violenza.

Per fare questa analisi ci avvarremo dei documenti desegretati, ovvero di quei documenti che, grazie a processi e commissioni di inchiesta, sono oggi consultabili.

Iniziamo subito con il dire che l’esame di questi documenti ci racconta di una guerra occulta e combattuta a livello mondiale sin da prima della fine della seconda guerra mondiale. Non di una guerra convenzionale - con l’invio esercito ed aviazione per intenderci - ma della più atroce delle guerre, la guerra psicologica, le cui armi: 

               “... fanno più vittime innocenti di qualsiasi guerra convenzionale».[1]  

Infatti, gli effetti delle Operazioni psicologiche (Psyops) non solo possono causare milioni di morti, ma causano affezioni psichiche in grado di condizionare intere generazioni.

Ho evidenziato nel mio libro Psyops quali siano i principi posti a fondamento di questa terribile “guerra”, evidenziandone i tre capisaldi principali:

1) propaganda;
2) operazioni psicologiche;
3) personale straniero di rinforzo.

 Ho esaminato gli effetti devastanti ed atroci delle operazioni di guerra psicologica condotte in Italia per 70 anni: quali obiettivi avessero  e quali tragiche conseguenze, invece, abbiano prodotto; come abbiano influito sulla vita politica, economica e culturale del nostro paese; ecc.


                                          
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Ora ampliamo la nostra analisi e cerchiamo di capire, grazie ai documenti oggi consultabili, come questa guerra - la guerra psicologica - sia stata combattuta in altre zone del mondo, quali obiettivi avesse e cosa abbia prodotto.

La nostra analisi partirà dall’aerea del mondo più instabile in questo momento: il Medioriente, area da cui è “sorto” anche il nuovo nemico: l’estremismo islamico

In questi giorni forze jihadiste dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) marciano alla conquista dell’Iraq lasciandosi dietro un fiume di sangue e compiendo esecuzioni sommarie, mentre 500 mila persone stanno cercando disperatamente di fuggire da quell'orrore.

Obama, dopo aver preso in considerazione la possibilità di inviare nuovamente truppe in Iraq, in una discorso tenuto alla Casa Bianca il 19 giugno 2014 (http://temi.repubblica.it/limes/il-discorso-del-presidente-obama-sulla-situazione-in-iraq/63398)  ha escluso, per ora, tale intervento, evidenziando però:

- come sia importante impedire che questi gruppi estremisti continuino a crescere perché rappresentano un pericolo potenziale anche per la sicurezza dell’Europa e degli Stati Uniti;

come il futuro dell’Iraq dipenda dagli iracheni: “Non possiamo farlo al posto loro”.

Ma è proprio così? 

Siamo sicuri che il futuro dell’Iraq dipenda e sia dipeso in passato dagli iracheni? 

E’ proprio così certo che gli Stati Uniti, che ora dichiarano di non volersi far coinvolgere nelle vicende di quel paese, non abbiano operato, sin dal dopoguerra, in maniera tale da essere considerati, nel migliore dei casi, corresponsabili di tale situazione?


2.  Operazione psicologiche

I documenti desegretati a nostra disposizione per quanto concerne l’Iraq, ma non solo, raccontano un’altra storia, e nei prossimi articoli e video prenderemo in esame la storia recente delle varie nazioni mediorientali alla luce di questi documenti. 

Ora, in premessa, analizziamo quando, come e perché il Medioriente si divenuto un “obiettivo” di operazioni psicologiche coperte. 

Nel mio libro Psyops ho evidenziato come la c.d. “guerra fredda” tra Stati Uniti ed Unione Sovietica sia iniziata prima ancora che finisse la seconda guerra mondiale, e come le bombe atomiche sul Giappone in realtà[2] “non servirono a far “finire” la Seconda guerra mondiale ma a preparare la Terza... La Terza guerra mondiale, pensata dal presidente Truman e dai più esagitati generali americani, era diretta contro l’Unione Sovietica non tanto per ragioni militari, ma per ragioni politiche, ideologiche ed economiche legate allo sfruttamento della vittoria. L’attacco globale al comunismo – nuova rappresentazione del “Male” – poteva però essere concepito soltanto con il monopolio di un’arma di distruzione di massa, come aveva cercato di fare la Germania nazista con i propri studi sull’arma “assoluta”. L’impiego delle bombe atomiche sul Giappone servì a rendere palese nei confronti di avversari e alleati il nuovo status di superpotenza globale assunto dall’America, che dimostrava di essere l’unica ad avere sia la capacità tecnica sia la volontà politica di usare la bomba atomica».[3]

Dunque una guerra combattuta: “non tanto per ragioni militari, ma per ragioni politiche, ideologiche ed economiche legate allo sfruttamento della vittoria”.

Il pericolo comunista, infatti, non veniva temuto solo sotto l’aspetto di una possibile conquista militare del territorio ma anche, e soprattutto, sotto l’aspetto ideologico e l’arma migliore per combattere un pericolo ideologico, prima ancora che militare, è la guerra psicologica.

Così il 19 dicembre 1947 la direttiva top secret NCS-4a impartita dal National Security Council dava istruzioni alla Cia perché intraprendesse «operazioni psicologiche coperte» (PSYOPS) a supporto delle politiche anticomuniste degli Stati Uniti.

Nel 1948 la direttiva venne sostituita dalla NSC 10/2: «che autorizza la CIA a intraprendere operazioni politiche e paramilitari segrete,[4] ed in cui si specificava che le operazioni coperte dovevano essere: «pianificate e condotte in modo tale che la responsabilità del governo americano non risulti evidente alle persone non autorizzate e che, se scoperte, il governo degli Stati Uniti possa respingere in modo convincente qualsiasi implicazione».[5]

Il 4 aprile 1951, con una direttiva presidenziale di Truman, venne istituito lo Psychological Strategy Board (Psb) che - con un organismo composto dal sottosegretario di Stato, dal vice segretario della Difesa e dal direttore della Cia ed il cui programma di intervento abbracciava tutti i campi del pensiero umano - aveva come obiettivo: «Non solo contrastare il comunismo, ma anche spezzare in tutto il mondo gli schemi dottrinari di pensiero che forniscono una base intellettuale a dottrine ostili agli obiettivi americani».[6]

Venne così dichiarata una guerra, totale e senza limiti, al mondo - la guerra psicologica - che Eisenhower presentò con orgoglio nel corso di una conferenza stampa: 

«Nella guerra fredda, il nostro scopo non è sottomettere o conquistare con la forza un territorio. Il nostro scopo è più sottile, più pervasivo, più completo. Stiamo tentando, con mezzi pacifici, di fare in modo che il mondo creda alla verità. La verità è che gli americani vogliono un mondo di pace, un mondo in cui tutti abbiano l’opportunità della massima crescita individuale. I mezzi che impiegheremo per diffondere questa verità sono chiamati, di frequente, «psicologici». Non ci si inquieti per questo termine; è solo una parola di cinque sillabe.“Guerra psicologica”: è la battaglia per la conquista delle menti e la volontà degli uomini».[7]


3.  Obiettivo Medioriente.


Per quanto concerne le operazioni psicologiche condotte in Italia ho già parlato nel mio libro.

E per “contrastare il comunismo” e  “spezzare ... gli schemi dottrinari di pensiero che forniscono una base intellettuale a dottrine ostili agli obiettivi americani” in Medioriente, zona strategicamente fondamentale nella “nuova guerra” visto le sue risorse di petrolio ed idrocarburi, come decise di agire l’America? 

Purtroppo, “a causa del pragmatismo senza scrupoli di una certa tendenza americana disposta a tutto pur di raggiungere i propri scopi”[8] e che tanti problemi ha causato a molte nazioni del mondo, tra cui l’Italia[9]venne deciso che l’arma migliore per frenare il possibile contagio comunista dell’area, la cui ideologia è prevalentemente atea, fosse sviluppare un estremismo islamico. 

E’ sempre Eisenhower ad avere chiaro il progetto, che evidenzia in una conferenza tenuta il 7 settembre 1957: <<Il presidente sosteneva di voler promuovere l'idea di una jihad islamica che si opponesse al comunismo senza Dio. “Dovremo fare tutto il possibile per porre l'accento sull'aspetto di guerra santa” disse nel settembre del 1957 a una riunione alla Casa Bianca a cui partecipavano Frank Wisner, Forest Dulles, il sottosegretario di Stato per il medio oriente William Rountree e i membri dello stato maggiore>>.[10] 

Ma non solo. Foster Dulles propose di creare una task force segreta sotto i cui auspici la C.I.A. avrebbe fornito armi, denaro e intelligence americani a re Saud d'Arabia, a re Hussein di Giordania, al presidente del Libano Camille Chamoun e al presidente dell'Iraq Nuri Said”.[11]

Dunque, per impedire il contagio comunista in Medioriente gli Stati Uniti decisero di operare in due modi:

  1.  promuovere l’estremismo islamico e porre l’accento sulla guerra santa;

 2. corrompere e finanziare i vertici delle varie nazioni dell’area perché operassero secondo i desiderata americani: <<L’agenzia considerava ogni leader politico musulmano che non giurasse fedeltà agli Stati Uniti “un bersaglio legalmente autorizzato della politica della CIA” come ha scritto Arci Roosevelt, capo della stazione turca e cugino di Kim Roosevelt, lo zar della C.I.A. Medioriente>>.[12]
     
   Questa, dunque, la strategia americana per vaccinare il Medioriente da un possibile contagio comunista.

   Nei prossimi articoli e video analizzeremo come questa occulta folle, irresponsabile e cinica guerra sia stata condotta nei vari paesi di quell'area, quali obiettivi avesse e quali conseguenze abbia prodotto. Inizieremo dall'Iraq.





[1] Fabio MiniPerché siamo così ipocriti sulla guerraUn generale della NATO racconta, Chiarelettere editore, edizione digitale, maggio 2012, pg. 21.
[2] Oggi, sempre grazie alla desegretazione, sappiamo che la decisione di lanciare la bomba atomica sul paese del Sol Levante - e non sulla Germania o sull’Italia - venne presa già il 05 maggio del 1943 dalla Military Politicy Committee. Il 1 luglio 1946 il Pacific War Strategic Bombey Survey, concluse, poi, che la guerra sarebbe sicuramente terminata entro il 1945, e con tutta probabilità entro ottobre, anche senza l’atomica, senza minaccia di invasione e, addirittura, senza l’entrata in guerra contro il paese del Sol Levante dell’Unione Sovietica.United States Strategic Bombing Survey 1946. Rapporto strategico compilato da una commissione composta da oltre 1000 esperti e nominata dal segretario della guerra Stimson.
[3] Fabio Mini, 2012, pg. 11-13.
[4] William ColbyLa mia vita nella CIA, Mursia, 1981, pg. 54.
[5] Final Report of the Select Committee to Study Governmental Operation with Respect to Intelligence Activities, United States Government Printing Office, Washington, 1976.
[6] Charles Burton Marshall a Walter J. Stoessel, 18 maggio 1953 (CDJ/DDE), Cfr. Frances Stonor Saunders, 2007, pg. 424.
[7] Dwight D. Eisenhower, cit. in Blanche Wiesen Cook, The Declassified Eisenhower: A Divided Legacy of Peace and Political Warfare, New York, Doubleday, 1981. In Frances Stonor Saunders, 2007, pg. 135.
[8] Nicola Tranfaglia con Anna PetrozziLa colpa. Come e perché siamo arrivati alla notte della Repubblica, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2011, Milano.
[9] Accenniamo brevemente, visto che ne ho ampiamente parlato nel mio libro, a come gli americani, per sconfiggere il pericolo rosso, abbiano utilizzato in Italia la mafia, in Francia la malavita corsa ed  in Giappone  la Yakuza. 

[10] Memorandum di Goodpaster sulla conferenza con il presidente del 7 settembre 1957, DDEL (Dwight D. Eisennhower Presidential Library, Abilene KS). Cfr. Tim Weiner, CIA, Edizioni BUR,  Marzo 2010, Milano, pg. 134
[11] Ibidem
[12] Ibidem, pg. 133. Archie Roosevelt, For Lust of Knowing Memoirs of an Intelligence Officer, Little, Brown, Boston 1988, p. 444-448